La cresta delle Alpi, cosparse di zucchero a velo come fosse neve, si staglia immensa
sul cielo terso, azzurro come il fiocco di un neonato, liscio come una vestaglia di seta.
Le porte della città si aprono nel generoso abbraccio dei portici su piazze sconfinate,
sale da ballo di un palazzo reale sceso per strada a celebrare tutta la sua grandezza.
Eccola. È Torino. Un’elegante signora avvolta dal calore del legno degli antiquari
e dal profumo di cioccolato, adorna di sinuosi gioielli in ferro battuto. Aperta sulle rive
che la dissetano, sponde di una vena dinamica che sconvolge l’ordine delle sue strade.
Sorride austera, mentre si specchia sulle vetrine di botteghe dalle insegne liberty, annodando il suo passato ai papillon dei camerieri di antichi caffè.